"Un giorno devi andare"

di Giorgio Diritti. Con Jasmine Trinca, Anne Alvaro, Pia Engleberth. Italia 2013. 110'

Nel tentativo di laciarsi alle spalle il lutto della perdita del figlio, Augusta lascia madre, nonna e le nevi del Trentino per seguire una missionaria. Su una piccola barca e nell'immmensità della natura amazzonica, inizia un viaggio alla ricerca di sé stessa per fornire un senso altro alla sua vita e all'esistenza umana tra Fede e Natura.

mercoledì 23 ottobre 2013 - ore 18.00 e 21.00

4 commenti:

  1. Ciao a tutti, come vi è sembrato il primo film di questa rassegna?
    Personalmente trovo che Un giorno devi andare sia un film molto intenso e ricco sia di contenuti che di emozioni e momenti simbolici, forse è addirittura sovrabbondante; ci lascia quasi l’impressione di non riuscire a contenere e a comprendere tutte le sfaccettature. In questa ricchezza penso che ognuno di noi potrà aver colto diverse chiavi di lettura e alcuni aspetti che più lo hanno colpito. Per dare un piccolo stimolo al nostro libero confronto (non è un blog per dei critici cinematografici ma usiamo il film quasi come pretesto per uno scambio di riflessioni), vi propongo alcune domande. Cosa pensate innanzi tutto del percorso umano di Augusta: che cosa la spingeva, che cosa cercava veramente, che rapporto aveva con la fede e alla fine come vi sembra si sia conclusa la sua “odissea”, vi fa pensare che abbia trovato una pacificazione o che sia rimasta inquieta e sola?
    Un altro aspetto che colpisce è il continuo parallelismo nel film tra due paesaggi e ambienti umani: quello del sud del mondo (la foresta, il fiume, la favelas, la metropoli) e quello del nord. Ognuno di questi luoghi è caratterizzato da colori, suoni, climi e soprattutto da stili di relazione e di comunità.
    Che cosa vi ha suggerito e vi ha comunicato questo confronto?
    Infine mi chiedo, come appare l’esperienza della fede nel film? E’una fede individuale, una fede rituale, una fede di comunità, una fede per dominare….? Grazie anticipatamente per i vostri commenti.

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  2. Salve a tutti, sicuramente il film aveva molto materiale sul quale poter lavorare e far riflettere, ma a me non è piaciuto proprio perchè nessuno dei temi (l'evangelizzazione cattolica, il problema della compravendita di bambini, la vita nelle favelas, il dramma di una donna che ha perso un figlio......) è stato sviluppato adeguatamente. Certo si può riflettere su questi contenuti "forti", ma io da un film mi aspetto che mi dia degli spunti di riflessione e non solo "fatti" presentati e poi velocemente messi da parte. Il pèercorso di Augusta poi non l'ho proprio capito.....e soprattutto come ha vissuto dentro di lei il dolore per la perdita del figlio e tutte le altre realtà che ha condiviso? Cosa cercava e cosa ha trovato a migliaia di chilometri dal suo mondo? Domande alle quali non mi sembra sia stata data una risposta o per lo meno io non l'ho intuita, anche perchè l'espressione sempre uguale dell'interprete non ci ha aiutati nella decodifica delle sue emozioni.
    Buona giornata a tutti e......alla prossima!
    Antonella

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    1. Ciao Antonella, grazie per il tuo commento; in parte condivido le tue osservazioni in quanto il film è molto aperto e tocca diversi temi che lascia un po’ in sospeso, ho però l’impressione che il nucleo principale della storia sia la fuga/ricerca di Augusta. Personalmente mi sembra che questa donna stia scappando da un dolore insopportabile che l’ha completamente annientata. Nel suo “andare” attraversa diverse tappe: la fuga e i tagliare radicalmente i ponti con la realtà precedente, il condividere il suo destino con una nuova comunità, l’impegno e la disillusione nei confronti della stessa, per arrivare infine a fare i conti con tutta la sua impotenza e la sua povertà e trovare a questo punto uno stato di grazia e di rappacificazione con sé stessa. Così ho interpretato il finale anche se mi rendo conto, può prestarsi a letture diverse. A presto

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  3. Il mio interesse per la serie nasce dalla constatazione che raramente i film contengono riferimenti alle religioni o al trascendente. Ricordo ad es. il Film AMOUR, molto apprezzato, in cui due anziani soli muoiono, uno assassinato dal marito che presumibilmente , poi si suicida...invito ad osservare questi film con occhio al "trascendente", cioè che la morte o il dolore non siano l'ultima parola sulla vita dell'uomo. Qui ad es. abbiamo a mio avviso, una buona riflessione introduttiva alla ricerca di una risposta ad un grande dolore. La ragazze cerca, andando. La suora per un po' la accompagna,poi viene lasciata. La domanda mi sembra ben posta e senza risposta, che viene lasciata a noi...
    Grazie.

    Cordiali saluti,
    Marco Lodi

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