"Lourdes"

di Jessica Hausner. Con Sylvie Testud, Bruno Todeschini, Lea Seydoux. Austria 2010. 95'

Si racconta di Christine, giovane donna confinata su una sedia a rotelle, che nonostante il suo scetticismo laicista decide di intraprendere il classico pellegrinaggio a Lourdes. Il tema della fede nei miracolli viene qui trattato in modo sottile, acuto ed equidistante; ci si pongono domande senza che esse ricevano piatte e univoche risposte.

mercoledì 6 novembre 2013 - ore 18.00 e 21.00

3 commenti:

  1. Ciao a tutti, vi ricordo che nella pagina "articoli e recensioni" del blog, dopo ogni film comparirà una recensione curata da Enzo Riccò. Buona lettura

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  2. Ciao. La recensione di Enzo Riccò fotografa perfettamente la pellicola, ragion per la quale mi sento di sottoscrivere in pieno la riflessione sui personaggi. Il film è uno scossone allo stile di vita dei credenti laddove, evidentemente non è dato generalizzare, i comportamenti rimangono lontani dai proclami irenici alla fratellanza e alla carità vicendevole. Fortunatamente, o provvidenzialmente, non mi pare di registrare nei nostri ambienti la freddezza che viene esibita nel film. Allo stesso tempo non possiamo ritenerci incolumi da tali rischi. Rischi che per'altro possono ingenerarsi in tanti altri ambienti, anche alieni alla prassi cristiana, come gli ospedali, le case di cura, le cliniche. Se al posto delle (bellissime) immagini del Santuario di Lourdes e delle sedute per le vasche ci fossero state quelle di un ospedale e di un anticamera per una analisi, lo schema narrativo del film sarebbe rimasto sostanzialmente invariato. Da qui il giudizio ingeneroso che si rischia di affibiare alla devozione miracolistica e, nel medesimo istante, la deriva utilitaristica di alcuni tipi di pellegrinaggi (la religione come richiesta di prestazioni e non come esperienza dell'incontro con il trascendente). In sintesi ho trovato il film sincero quanto illustra le ambiguità delle dinamiche nella relazione persona sana / persona malata (indulgendo su tutta la gamma di debolezze e di fragilità degli esseri umani); parziale, e quindi insincero, quando mostra il contesto religioso scelto come sfondo. Se fossimo extraterresti non avremmo sicuramente capito che si tratti di un pellegrinaggio e non di un viaggio alle terme. Il film lascia che siano i pregiudizi di ciascuno a integrare quello che la trama sottace, pervenendo a conclusioni evidentemente giustapposte.

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  3. Ciao a tutti, ho visto i giorni scorsi in DVD “Lourdes” e ieri sera ho rivisto un classico su questo tema: “Luci di inverno” di I. Bergman che vi consiglio vivamente. Nonostante le grandi differenze tra i due, ho colto questo filo comune che vi propongo. In entrambi i film si rappresenta un’umanità per certi aspetti cinica e incapace di creare una vera comunione; in entrambi la religione si riduce ad un ritualismo freddo che non avvicina Dio, sentito come silenzioso e assente. In questo quadro così desolato e grottesco, in questo silenzio di Dio in cui il miracolo richiesto non avviene, l’unica esperienza che sembra contenere un’ipotesi di “salvezza” è quella dell’amore. In entrambi i film l’unica parentesi di gioia e di autenticità che sembra dare un senso a tutta l’esistenza e ripagarla delle sue sofferenze è quel breve lampo in cui i protagonisti vivono una vicinanza affettiva che è in tanto gelo o falsità, quella sì, quasi miracolosa. Rispetto al tema della fede, citando il card. Martini, se “in noi convive un credente e un non credente”, mi sembra che sia Lourdes che il film di Bergman diano voce al non credente che abita in noi ma nello stesso tempo ci fanno sentire con quanta nostalgia abbiamo bisogno di credere e quanto l’approdo a questa intimità con Dio rappresenti una vera riconciliazione con la nostra esistenza.

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