"L'ultima cima"

di Juan Manuel Cotelo. FIlm documentario. Spagna 2010. 85'

Partendo da un rifugio la mattina presto, un sacerdote percorre con passo cadenzato  un sentiero di montagna. In silenzio, con il solo rumore del suo respiro, s'inoltra nella neve per iniziare una scalata che lo porterà a raggiungere l'ultima cima. La storia vera delle vicende umane umili e generose di un prete che cdrede e testimonia la sua fede.

mercoledì 27 novembre 2013 - ore 18.00 e 21.00

2 commenti:

  1. Ciao a tutti, un commento a caldo sul film\documentario di ieri sera: l’ho trovato bellissimo e profondo; una giusta conclusione di una rassegna che ha mostrato diversi aspetti dell’esperienza di fede. Quella che è stata testimoniata dal sacerdote Pablo Dominguez è una fede robusta e gioiosa che produce quasi naturalmente una “normale santità”. Una fede che non si limita ad una adesione razionale e logica, che non si disperde nel sentimentalismo e nell’emotività, ma che si radica in un rapporto umano e personale che diventa il fondamento della vita: innamorarsi di Cristo, amarlo e portarlo agli altri. Le vicende umane raccontate nel film ed il percorso di Pablo ci invitano inoltre a confrontarci con il punto più aspro e difficile dell’esistenza umana: la sofferenza e soprattutto la morte; è questa l’ultima cima. Le riflessioni che le diverse testimonianze offrono sono ricchissime e autentiche. Va senza dubbio riconosciuto il merito al film di aver posto il tema della morte e della vita dopo di essa come un aspetto da affrontare senza tabù o facili consolazioni.
    Il film ha poi avuto il coraggio di mettere in evidenza tutti i pregiudizi con cui spesso la cultura moderna e i mezzi di informazione considerano i sacerdoti.
    Credo che mentre nei film precedenti la fede era come un fiume carsico che si sentiva gorgogliare sotto una realtà decristianizzata o in cui il messaggio cristiano veniva tradito e deformato dalla stessa chiesa (come in “Corpo celeste”), in questa ultima proiezione abbiamo potuto vedere questo fiume emergere e gettarsi nel mare.

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  2. Ho trovato questo documentario sulla vita di don Pablo (che non conoscevo) estremamente coinvolgente, brillante e, in molti passaggi, commovente. Il tono improntato dal registra è volutamente provocatorio, lo afferma lui stesso all'inizio, nei riguardi dell'opinione comune sulla vita presbiterale. A volte la narrazione rischia di essere troppo elegiaca. Ci sono però due passaggi che valgono la pena essere rimarcati: una visione positiva dell'uomo e del suo mondo, e il coraggio di parlare della morte, vero e unico tabù della nostra società. In questo contesto è possibile, anzi è auspicabilissimo, per un prete essere prete, senza abbracciare altre professionalità o rimuginare con nostalgia tempi irrimediabilmente passati. Un altro aspetto decisivo che il regista, a mio avviso, ha evidenziato molto bene è che, oltre le qualità personali, dietro a un prete c'è una comunità (una famiglia, degli amici, dei parrocchiani, altri preti): c'è cioè un contesto che accompagna, affianca e ne raccoglie il testimone. Il prete solitario rischia di essere funzionale a se stesso. La voce della chiesa è meglio che sia corale.

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